IL VOLLEY IN LETTERE

COME PARTECIPARE

 

Inviaci la tua lettera personale a Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. su qualunque tema tu voglia e noi pubblicheremo le più significative all'interno della nostra bacheca.

In un periodo inedito come questo, in molti campi - economico, sanitario, didattico, culturale - ci si sta attrezzando per cercare i germogli tra le rotture di un sistema che stava procedendo - bene / male - senza dubbio con una macchinosa inerzia. Il Covid-19 ha imposto a tutti un'uscita improvvisa dal proprio binario più o meno definito di progetti, appuntamenti, certezze. Ad oggi, ciascuno di noi può allenare la capacità di decifrare questo momento per opporsi all'inerzia passata e individuare i punti decisivi su cui rivolgere un'attenzione nuova - consapevole, corale.

Prendendo spunto da buone pratiche del passato e cercando di immaginare le direzioni del futuro prossimo, forse, sarebbe interessante avviare un dialogo tra le parti del movimento pallavolistico, che ormai da tempo, pare un grande corpo coinvolto dal medesimo fremito, ma slegato nelle sue arterie. Quando ci si riferisce al mondo della pallavolo, infatti, si pensa agli eccellenti campionati di SuperLega e Serie A1 Femminile ed anche alle piccole società di periferia; ai ragazzi del minivolley che si muovono tra le province, alle Nazionali maggiori, alle Nazionali storiche del passato e tutto sembra legarsi in un'immagine sola, per qualche istante. Presto però compare il sospetto che vi sia un grande assente, il quale avrebbe l'arduo compito di tenere unite tutte le parti: al corpo della pallavolo sembra mancare uno scheletro sano, in grado di raggiungere tutti.

L'interrogativo è aperto a chi desidera immaginare la pallavolo come gioco, come lavoro, come progetto: che cosa ci pare debba assolutamente cambiare, nella pallavolo di ieri? Quali sono le cattive pratiche che non vogliamo più? Quali gli slanci, le utopie, i desideri, i percorsi realizzabili per la pallavolo di domani?

Per cominciare lentamente a rispondere occorre senza dubbio una competenza chirurgica, ed anche un'estrema prova di fantasia. Tra le rotture di questo periodo, in modo spontaneo, quasi come le radici che sollevano il cemento lungo le strade, un qualche germoglio è nato. L'Associazione delle giocatrici e dei giocatori, nominata AIP, ha preso vita dopo quasi tre mesi di colloqui e incontri il 26 giugno 2020 a Roma. Ben consapevole della parziale differenza di obiettivi, della varietà economica e della diversità in termini di impegno lavorativo tra le serie, AIP ritiene sia necessario per il nostro sport un futuro scelto, un futuro pensato insieme. Diventa essenziale dunque avviare una narrazione organica, composta da tutti gli strati con le sue differenze e per questo ricca di punti di vista e competenze variegate: parlarsi, dialogare, conoscersi. Ci sembra fondamentale cercare l'unione d'intenti tra le varie categorie, tra atleti, ex atleti, allenatori, addetti ai lavori di qualunque serie.

Inauguriamo dunque uno spazio online aperto a tutti nel quale raccogliamo riflessioni, spunti, problematiche da approfondire, visioni da completare, lamentele, denunce. Lo inauguriamo perché crediamo che attraverso questa partecipazione dal basso AIP possa muovere altri passi per rappresentare e raggiungere tutti gli atleti. Scrivici a Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. Chissà, forse anche questa iniziativa potrebbe aiutarci a ritrovare lo scheletro scomparso del nostro movimento, oppure a scoprire, finalmente, che lo scheletro vivo, sano e capillare, siamo noi.

Lettera aperta di Luca Vettori per AIP

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